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26-09-2014  | Link http://www.affaritaliani.it/fattieconti/ti-scandalo-per-gli-affitti260914.html Invia Invia mail ad un amico Stampa Stampa

“Ogni anno Telecom Italia paga, di soli affitti tra uffici e stazioni radio, circa 600 milioni di euro”. A lanciare il grido di allarme è l’ingegner Franco Lombardi, presidente di Asati, l’associazione che tutela gli interessi dei piccoli azionisti di Telecom Italia. Nei giorni scorsi la sua associazione ha inviato una lettera al cda (clicca qui per leggere il testo integrale) in cui denunciava le numerose problematiche che riguardano l’azienda – dal debito alla vicenda degli immobili, passando per Tim Brasil e l’Argentina – ma anche sottolineando come l’addio di un socio forte (e paralizzatore) come Telefonica dovesse essere salutato come un grande traguardo, cioè come la possibilità per Telecom Italia di diventare finalmente un’azienda contendibile sul mercato.

Ingegner Lombardi, avete vinto! Telecom è ormai a tutti gli effetti una Public Company. E ora che succede?
Lo scioglimento di Telco permetterà a TI di intraprendere un nuovo percorso verso una public company in cui non ci saranno più azionisti di controllo che, con un 19%-22%, hanno solo inseguito i loro potenziali interessi piuttosto che quelli di tutto l’azionariato della Società facendo operazioni approvate dai vari consigli di Amministrazione in cui la maggior parte dei componenti era in conflitto di interessi.

Nei mesi scorsi sembrava che “i piccoli” fossero destinati a perdere la battaglia. Fossati era stato messo in un angolo e anche voi di Asati eravate una voce nel deserto. Che cosa è cambiato?
Asati fin dal 2008 aveva denunciato, in tutte le sedi istituzionali – l’Assemblea, la Consob, la Sec – il conflitto di interessi dell’azionista di controllo più propenso potenzialmente a difendere le strategie e gli obiettivi chiari di Telefonica che quelle di tutto l’azionariato di minoranza. Fossati ha risposto alle nostre sollecitazioni, senza il suo apporto fondamentale nel sollecitare i fondi esteri Americani che hanno la maggioranza del capitale, anche con road show e proposte innovative sul piano industriale, questo risultato epocale non si sarebbe mai raggiunto e questo gli va completamente riconosciuto.

A proposito di Fossati, tra i nomi che aveva fatto per il cda c’era quello di Vito Gamberale, che però è stato bocciato dai proxy advisor per incompatibilità visto il suo ruolo di amministratore delegato di F2i. Ritiene sia stata un’occasione sprecata? E che cosa pensa delle dimissioni di Gamberale dal fondo infrastrutturale che sarebbero dovute arrivare il primo agosto e che invece ancora non si sono viste?
La Findim aveva fatto una lista, nell’ultima assemblea, di cinque persone tra cui tre ingegneri (uno di questi era proprio l’ingegner Lombardi, ndr) con una lunga esperienza in TI nei vari settori e uno in particolare come Gamberale che aveva avuto una parte fondamentale nello sviluppo della telefonia mobile in Italia legata all’indiscusso successo di Tim negli anni ’90. La lista presentata da Findim ha avuto, anche grazie all’apporto degli azionisti riuniti in Asati, 1,080 miliardi di azioni, circa l’8% del capitale e avrebbe inserito un suo candidato nel board. Sarebbero stati eletti, su 13 consiglieri, 10 in lista Telco, 2 in quella di Assogestioni, 1 in quota Findim. Gamberale, primo della lista, aveva la certezza di entrare, il suo apporto sarebbe stato importante. Purtroppo, l’aver proposto durante la discussione in Assemblea due nomi, invece che passare alla votazione con la lista iniziale, ha avuto come conseguenza che nessuno della lista Findim è passato. Sulle dimissioni annunciate dall’ingegner Gamberale il 1° Agosto vorrei solo precisare che se i proxy advisor, Glass Luiss e ISS, hanno dato indicazioni di voto ai fondi americani di non votare per Gamberale come presidente era per il potenziale conflitto d’interessi con Metroweb (azienda partecipata da F2i, il fondo di cui Vito Gamberale è amministratore delegato, ndr). Il fatto che non si sia dimesso pur avendolo dichiarato dovete chiederlo a lui, avrà sicuramente dei validi motivi

Come vedete l’ingresso di un socio come Vincent Bollorè nell’azionariato di TI?
Innanzi tutto diamo il bene arrivato al nuovo azionista Vivendi con l’8% dei diritti di voto. Dire poi cosa vuole fare Vivendi “da grande”, al di là delle dichiarazioni di rito (“voglio essere un investitore di lungo periodo in Italia”), dopo essere uscito da Maroc Telecom, Sfr ed altre partecipazioni di TLC, salvo poi rientrare dal portone principale…ecco questa è tutta un’altra storia che seguiremo con molta attenzione. Non dimentichiamo tra l’altro che Bollorè ha circa il 7% di Mediobanca e che Mediaset è anche un azionista di Mediobanca, da tutto ciò ne potrebbero scaturire cose utili ma anche operazioni su cui fare molta attenzione.

Tim Brasil è definitivamente al sicuro da tentativi di cessione?
Anche su questo tema è bene mettere i puntini al posto giusto. Senza le sollecitazioni di Asati, la determinazione ed efficacia di Findim, l’azione vigile sul conflitto di interessi, di pochissimi consiglieri di amministrazione e del CDA precedente, oggi probabilmente non so se ancora potremo parlare di Tim Brasil. Tim Brasil non va assolutamente ceduta: Telecom deve mantenere una dimensione internazionale, a meno che non arrivi un offerta “Jumbo” per la quota di TI superiore ai 13 miliardi di euro, con i quali si potrebbe ridurre il debito sensibilmente .

Lo stop (o il rinvio) alla cessione dell’Argentina ha fatto preoccupare molti analisti: che cosa sta succedendo?
L’antitrust argentino non ha dato ancora l’ok alla Fintec di Martinez, per cui l’operazione non può essere perfezionata con il pagamento degli ulteriori 860 milioni di dollari.

Come valuta la proposta di Martinez di acquistare “a tempo” l’azienda sudamericana?
La proposta è irricevibile, è un’offesa, oltre che alla Società, al nostro Paese. Asati fin dall’inizio aveva sostenuto di non venderla: vogliamo tenerla e consolidare gli ottimi risultati che sta dando perché il nostro management in Sudamerica è di ottimo livello.

Telecom è però ancora un gigante dai piedi d’argilla: una delle questioni più spinose da risolvere è quella relativa agli immobili. Possibile che ogni anno si debbano pagare centinaia di milioni di euro solo in affitti?
A causa della privatizzazione selvaggia e di operazioni di spogliamento di uno dei più grossi patrimoni immobiliari italiani, operazioni dovute alla cosiddetta razza padana e capitani coraggiosi, oggi TI paga un canone annuo tra affitti degli uffici e degli edifici ai nuovi proprietari di circa 600 milioni l’anno. Da buon ingegnere posso affermare che senza questi costi nel tempo Telecom avrebbe oggi problemi finanziari compatibili con il business senza forti preoccupazioni. Ed è solo per questo che in una nostra comunicazione al Cda del 22 settembre scorso, abbiamo posto l’attenzione nella gestione dei circa 28.000 siti tra centrali e stazioni radiobase che oggi la società utilizza. La nostra idea è quella di restituire ai nuovi proprietari gli edifici sede di centrale che possono essere dismessi nei prossimi cinque anni e costituire una società da quotare in borsa con la partecipazione di TI, magari in maggioranza, che gestisca il patrimonio immobiliare da dismettere.

Come risolvere il problema – atavico – dell’indebitamento monstre?
L’indebitamento e il goodwill monstre, la capitalizzazione e il livello dei ricavi del domestico in continua lenta discesa sono temi seri. L’uscita di Telco e di Telefonica sarebbe stata la cosa migliore se fosse intervenuto anche un socio industriale /finanziario. È innegabile che la società ha bisogno di risorse economiche ma queste devono venire non svendendo o accettando a tutti i costi il primo che passa: aspettiamo un socio che offra anche possibilità oltre che finanziarie anche di sviluppo.

Chiudiamo da dove siamo partiti: ora che in Telecom Italia manca un socio di riferimento, non c’è il rischio di un’opa che conquisti facilmente un asset così importante? Non sarebbe il caso di rispolverare la golden power o, quantomeno, di cedere la fibra alla Cdp?
Certo il rischio di un OPA con questi valori di capitalizzazione esiste ed è concreto. Le ultime notizie circa l’interessamento di Sol Trujillo con i fondi sovrani di Qatar e Abu Dhabine sono una realtà. Il titolo ha avuto a valle di queste notizie di Bloomberg variazioni positive molto sensibili. Per quanto riguarda CDP, che noi abbiamo più volte sollecitato, si potrebbe cominciare creando una società con Metroweb per la realizzazione della larghissima banda. Da lì si vedrà se proseguire con accordi più ampi. Chissà che le sinergie con Cassa Depositi e Prestiti non arrivino anche a coinvolgere Tim Brasil…sarebbe un sogno e la classe politica finalmente si farebbe viva su una delle ultime grandi aziende nazionali presenti all’Estero.

   
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